RU-486: la cronostoria della pillola abortiva tra vecchie e nuove linee guida

La pillola abortiva RU-486 arriva in Italia il 10 dicembre del 2009, dopo l’approvazione dell’Aifa, Agenzia Italiana del Farmaco. Le linee guida di indirizzo del 2010, permettevano la somministrazione del farmaco solo entro le prime sette settimane di amenorrea (l’assenza di mestruazioni) e consigliavano un’ospedalizzazione di tre giorni, lasciando però libertà di scelta alle regioni sul ricovero. Molte, infatti, avevano provveduto a permettere il day hospital con ordinanze proprie.

 

Il centro Italia riaccende il dibattito

A giugno del 2020 due regioni confinanti si esprimono in maniera diametralmente opposta sulla somministrazione della pillola abortiva, riaccendendo il dibattito nazionale. L’Umbria, guidata da Donatella Tesei, Lega, ha abrogato una legge regionale che impone alle donne, che vogliono accedere all’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico, di essere ricoverate tre giorni in ospedale. Pochi giorni dopo, la Toscana, in contrapposizione, approva una legge affinché l’aborto farmacologico si possa effettuare anche in regime ambulatoriale. Il presidente della regione Toscana, Enrico Rossi ha dichiarato: “Solo chi intende punire le donne cerca di rendere loro le cose più difficili”. La Toscana diventa così la prima regione italiana a fare un passo per conformarsi alle linee guida internazionali in fatto di aborto farmacologico. Le posizioni opposte delle due regioni riaccendono il dibattito; gli eventi, infatti, scatenano un’ondata di reazioni politiche e di piazza. La decisione della governatrice dell’Umbria, Donatella Tesei e il dibattito pubblico generato, ha portato il ministro della Salute Roberto Speranza a chiedere un parere al Consiglio Superiore di Sanità, che il 4 agosto scorso ha espresso parere favorevole al ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza con metodo farmacologico.

 

Dal dibattito alle nuove linee guida

Grazie al dibattito generato dal “caso umbria”, il 12 agosto 2020, il ministro della Salute, Roberto Speranza ha annunciato le nuove linee di indirizzo per l’interruzione volontaria di gravidanza per via farmacologica. Le nuove linee guida prevedono l’estensione del periodo consentito per la procedura dell’aborto farmacologico da 7 a 9 settimane e la possibilità di somministrare i due farmaci per l’interruzione farmacologica in regime day hospital. Con le nuove linee guida ci avviciniamo sempre di più al resto dei paesi europei. Queste  rappresentano, infatti, un importante passo avanti verso un maggiore riconoscimento dei diritti sessuali e riproduttivi delle donne. Le nuove linee guida hanno suscitato diverse reazioni, tra cui quella della Onlus Pro Vita e Famiglia che ha costruito una campagna contro la pillola RU-486. Nel mese di dicembre sono stati affissi, in diverse città italiane, dei manifesti con lo slogan: «Prenderesti mai del veleno? Stop alla pillola abortiva RU-486, mette a rischio la salute e la vita della donna e uccide il figlio nel grembo». Ma la campagna dei Pro Vita e Famiglia non si è limitata a questo messaggio, privo di fondamento scientifico, ma continua con informazioni violente che ribadiscono il non diritto della donna sul proprio corpo. Questi manifesti dimostrano che le vittorie e le conquiste delle donne, in tema di diritto di autodeterminazione, vanno costantemente preservate e protette.