Abortire in Italia

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Ritardo mestruale e come calcolare la gravidanza: i consigli della ginecologa

Quando si presenta l’amenorrea, ovvero l’assenza di mestruazioni, sono numerosi i pensieri che balenano nella mente di una donna, primo tra tutti il rischio di essere rimasta incinta indesideratamente. La ginecologa Eugenia Di Grigoli, che dal 1994 lavora presso i consultori familiari di Palermo e attualmente presso il consultorio dello ZEN 1, ci racconta in modo semplice e lineare come calcolare bene un ritardo mestruale e cosa fare se il test di gravidanza è positivo. Quando e come si può abortire? Entro quale settimana? La parola alla Dottoressa.

ABORTO SICURO, ABORTO INFORMATO

L’interruzione volontaria di gravidanza (IVG) in Italia è regolata dalla Legge 194 del 1978.

Ogni donna può abortire entro i primi 90 giorni (12 settimane) di gestazione per motivi di salute, economici, sociali o familiari e che, quindi, dipendono dalla volontà della donna. Dopo i 90 giorni, invece, è possibile abortire solo per motivi di salute. La datazione della gravidanza si effettua a partire dalla data dell’ultima mestruazione.

Una volta accertata la gravidanza, la donna può recarsi presso un consultorio, il reparto IVG di un ospedale, o il proprio medico di fiducia, per esprimere la volontà di interrompere la gravidanza. Questa verrà documentata attraverso un certificato medico. Trascorsi 7 giorni dalla data del certificato, la donna può accedere al servizio IVG (interruzione volontaria di gravidanza). Vi è anche la possibilità – per motivi di salute o altro – che il medico o la medica che compila il certificato attesti il carattere di urgenza della procedura, e che la donna non sia costretta a “soprassedere per almeno sette giorni”, come dice la legge 194/78.

Secondo la legge 194 tutti gli enti ospedalieri e le cliniche autorizzate devono effettuare tali interventi; all’art. 9 si legge: “Gli enti ospedalieri e le case di cura autorizzate sono tenuti in ogni caso ad assicurare lo espletamento delle procedure previste dall’articolo 7 e l’effettuazione degli interventi di interruzione della gravidanza richiesti secondo le modalità previste dagli articoli 5, 7 e 8. La regione ne controlla e garantisce l’attuazione anche attraverso la mobilità del personale”.

Esistono due tecniche per eseguire una IVG: il metodo farmacologico e quello chirurgico.

Aborto farmacologico: RU-486

L’aborto farmacologico è una procedura medica che prevede l’assunzione di due principi attivi a distanza di 48 ore l’uno dall’altro: il mifepristone (conosciuto col nome di RU-486) che causa la cessazione della vitalità dell’embrione e un farmaco della categoria delle prostaglandine, che ne determina l’espulsione.

Aborto chirurgico

L’intervento chirurgico, definito isterosuzione, può essere effettuato presso le strutture pubbliche del Servizio sanitario nazionale e le strutture private convenzionate e autorizzate dalle Regioni.

L’aborto per le persone minorenni

Nonostante non tutte le regioni siano organizzate in modo da garantire personale non obiettore all’interno dei i consultori, il loro ruolo resta fondamentale nel poter offrire consulenza e supporto specie a chi non ha compiuto la maggiore età. Nel caso in cui a manifestare volontà di abortire sia unə minorennə, le tre figure che operano all’interno dei consultori, un ginecologo, uno psicologo e un assistente sociale, devono valutare se la persona manifesta maturità nell’affrontare la situazione. Quasi sempre si invita la persona a dialogare con un genitore o con un adulto, ma qualora la persona manifesti delle motivazioni molto forti o delle gravi preoccupazioni rispetto al rivelare la sua situazione alla propria famiglia, allora il ginecologo invia al Tribunale dei Minori una richiesta per avere da parte del Giudice Tutelare l’approvazione a fare una prestazione sanitaria senza il consenso dei genitori, allegando una relazione redatta dall’assistente sociale e/o psicologo. Una volta ottenuta la sospensione della potestà genitoriale in modo che la persona possa praticare l’Ivg anche se minorenne, il ginecologo potrà rilasciare la certificazione alla minorenne, allegando l’autorizzazione del giudice. I genitori possono essere avvertiti solo se dovessero esserci complicazioni che possono mettere a rischio la vita della persona, caso possibile ma remoto, come in tutti gli interventi di qualsiasi natura. La cosa importante, in questa procedura sono le tempistiche: in genere il giudice tutelare garantisce i tempi riducendoli al minimo, generalmente infatti si tratta di quattro giorni ma la procedura può essere anche più rapida.

Il compito del ginecologo e della ginecologa

Il Dottor Giuseppe Vitrano ci spiega, l’importanza dell’informazione e del dialogo con il/ la proprio/a professionista di riferimento e soprattutto sottolinea quanto sia fondamentale che il/la ginecologə  garantisca la libertà di autodeterminazione e l’assenza di giudizio.

“Non esiste un metodo contraccettivo migliore di un altro ma esiste il contraccettivo migliore per la donna che abbiamo davanti e noi ginecologi cerchiamo di cucire, come un abito sartoriale, il trattamento giusto per la paziente che abbiamo davanti.”